STRATEGIE DI STUDIO PSICO-PEDAGOGICHE

La riuscita scolastica può essere favorita dalla presenza di uno stato motivazionale capace di sostenere un adeguato impegno nei compiti scolastici,  mentre situazioni di disagio scolastico e la conseguente focalizzazione su difficoltà nella relazione insegnamento-apprendimento possono portare ad un disinvestimento motivazionale e di impegno da parte di tutti gli attori in gioco: alunni difficili, gruppo classe e docenti.  

Quindi, prevenire il disagio dei ragazzi nell’ambito scolastico coincide con il favorire l’integrazione con il resto della classe, in modo tale che il gruppo classe diventi una risorsa e per facilitare l’apprendimento del ragazzo con disturbi di apprendimento e per promuovere l’adattamento psicosociale, e nello stesso tempo attraverso il COPERATIVE LEARNING*, il gruppo classe possa sviluppare in maniera trasversale le proprie competenze “meta cognitive” e sviluppare autostima e autoefficacia, anche in un’ottica di comunità di apprendimento con  la “Peer Education*”

 Uno dei tanti elementi a favore di questa premessa, lo possiamo trovare nella seguente

tabella pubblicata dal “Corriere della sera” nell’inserto scientifico “Corriere salute” di alcuni anni fa’.

 LO SAPEVATE CHE IMPARIAMO IL…

10% di ciò che leggiamo

20% di ciò che ascoltiamo

30% di ciò che vediamo

50% di ciò che vediamo e sentiamo

70% di ciò che discutiamo con gli altri

80% di ciò che abbiamo esperienza diretta

95% di ciò che spieghiamo ad altri

IL COOPERATIVE LEARNING: l’apprendimento cooperativo

Nel Cooperative Learning (C.L.) la funzione docente si modifica arricchendosi di nuovi elementi: l’insegnante è inteso come organizzatore, mediatore e facilitatore delle esperienze di apprendimento. Il Cooperative Learning, utilizzando l’interazione tra pari, si propone di migliorare il rendimento scolastico e nello stesso tempo realizzare obiettivi di tipo educativo per lo sviluppo della dimensione sociale della persona che apprende.
I teorici del Cooperative Learning sostengono che i modi con cui le docenti e i discenti strutturano le condizioni di apprendimento della classe influiscono sulla natura dei rapporti interpersonali e sul rendimento per creare una vera e propria Comunità di Apprendimento.

I principi base di una Comunità di apprendimento sono:

 Apprendimento attivo e collaborativo. Nelle comunità si sostiene e si promuove l’apprendimento collaborativo favorendo la negoziazione degli obiettivi, la condivisione delle conoscenze e la riflessione collettiva.

 Sviluppo metacognitivo. Le attività nelle Comunità di apprendimento incoraggiano la riflessione sui propri processi di apprendimento per prendere coscienza delle proprie strategie ed eventualmente migliorarle.

 Zone multiple di sviluppo prossimale. (Pensiero e linguaggio 1934 Vigoskji) La presenza di molteplicità di competenze arricchisce la comunità: ognuno può imparare dagli altri e insegnare qualcosa agli altri.

 Base dialogica. La natura della classe è fondamentalmente discorsiva. Si realizza in modo privilegiato nella discussione in piccolo gruppo nella quale si condividono significati e si comprendono e analizzano i processi. Assume grande importanza la disseminazione e appropriazione delle idee. Il discorso si amplia e si sposta al di fuori delle mura della classe utilizzando il computer come mezzo di comunicazione.

 Legittimazione delle differenze. Nella comunità la diversità viene considerata una risorsa in quanto aumentano così le zone di sviluppo prossimale ed aumentano le conoscenze che circolano nella classe. Ognuno può trovare il proprio ruolo ed uno spazio dove mettere in gioco le proprie capacità. Il rispetto degli altri è considerato un aspetto fondamentale, sia come rispetto delle altre culture sia come rispetto della persona. E’ data a tutti la possibilità di partecipare anche in modo periferico, secondo i propri interessi e capacità, favorendo il passaggio da una partecipazione periferica ad una centrale.

 ·         L’approccio di INSEGNARE A STUDIARE,  che significa operare a livello di:

 1)      metacognitizione: cioè rendendo lo studente più consapevole alle proprie dinamiche di studio

2)      strategie di apprendimento e di studio: si elabora la strategia più efficace al compito di apprendimento del momento e si rende consapevole il ragazzo di tutte le possibili strategie disponibili per i vari e differenti compiti di apprendimento ,

3)      atteggiamento verso la scuola e lo studio: si cerca di sviluppare un atteggiamento positivo e motivato verso il contesto scolastico in generale

4)      Stili cognitivi: si invita lo studente a individuare il proprio stile cognitivo e a valorizzarlo rispetto ai compiti che incontrerà nel suo percorso di studio.

 LO STUDIO IN PROSPETTIVA METACOGNITIVA

 Lo studio in prospettiva metacognitiva trova fondamento nella teoria metacognitiva (psicologia cognitiva anni 70), il cui punto di partenza e’ costituito dalla metamemoria, l’insieme di conoscenze che un soggetto ha accumulato riguardo le proprie abilità di memoria e i processi di controllo che attiva nel momento in cui deve ricordare.

I fattori motivazionali vengono considerati la base per la messa in atto delle abilità di autoregolazione necessarie per l’utilizzo di strategie adeguate, giocando un ruolo centrale in ciò che a volte appare un uso <<spontaneo>> di strategie.

Molti studi e ricerche fatte in ambito psicopedagogico sostengono che l’utilizzo di strategie adeguate, e quindi il rafforzamento della conoscenza strategica generale, favoriscono i progressi nell’apprendimento e il miglioramento nelle prestazioni scolastiche, che a sua volta determina un sentimento di autostima, autoefficacia e attribuzioni del successo all’impegno

Lo scopo  e’ quello di stimolare lo studente a:

 Ø      esercitare  un controllo attivo sul proprio processo di apprendimento per imparare meglio e di piu’

 Ø      sviluppare la  conoscenza metacognitiva per ottenere una buona utilizzazione delle proprie  risorse cognitive

 Ø      mettere in atto un atteggiamento strategico che include la capacita’ di assumere comportamenti differenti a seconda del tipo di prova e della prestazione attesa e di automonitorare le proprie condotte.

 Come  affermano Borkowski, Cornoldi ed il gruppo MT (1995) ,  non c’e’ generalizzazione se il soggetto  non e’ in grado di capire la natura del compito e dei processi in esso implicati e riconoscere le relazioni di un compito nuovo con uno vecchio per il quale la strategia era stata appresa  applicata con successo.

 *Peer Education:

 Nel campo dell’integrazione scolastica, la ricerca sull’apprendimento tra i pari (peer tutoring), dimostra che gli studenti che ricevono le spiegazioni dai compagni, apprendono molto di più degli studenti che lavorano da soli, ma addirittura, quelli che forniscono le spiegazioni più o meno sofisticate a seconda del contesto, imparano ancora di più ed in maniera maggiormente efficace sia dei loro “allievi” che dei compagni più individualisti, che preferiscono impegnarsi in compiti solitari, in quanto acquisiscono maggiore consapevolezza di quanto già conoscono e padroneggiano (Topping,1998).

 ·         L’educazione socio-affettiva  per promuovere il benessere di bambini e ragazzi e  facilitare l’apprendimento,

  • Sviluppo delle Life Skills: ovvero delle cosidette “abilità di vita”, abilità trasversali importanti per ottimizzare il proprio rendimento sia scolastico che sociale e psico-emozionale, che possono essere costruite in un rapporto riflessivo su se stessi e le proprie capacità e modalità di incrementare le stesse. Di seguito qualche esempio di Life Skills da inserire come elemento riflessivo e di sperimentazione meglio incontri da effettuarsi:

 

  • Autoconsapevolezza
  • Comunicazione efficace
  • Gestione delle emozioni
  • Capacità di relazioni interpersonali
  • Gestione dello stress
  • Problem solving
  • Empatia
  • Processi decisionali
  • Assertività

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